Secondo quanto emerso da una rassegna condotta da ricercatori statunitensi e messicani e pubblicata sulla rivista Comprehensive Reviews in Food Science and Food Safety (2015, vol. 14, pagg. 139-158), i semi di amaranto possono aiutare a prevenire le malattie coronariche, a diminuire il colesterolo e a controllare il diabete. Rispetto alla maggior parte degli altri cereali, l’amaranto è relativamente ricco in proteine e ha un’elevata digeribilità; inoltre, non contiene glutine risultando interessante per i prodotti specifici per i celiaci.
I ricercatori hanno focalizzato la loro attenzione sulla versatilità del cereale che trova applicazione in diversi alimenti o come alternativa a riso e couscous; hanno anche notato che il chicco di amaranto presenta proteine di alta qualità con un eccellente bilanciamento aminoacidico, migliore di molti altri cereali e legumi.
I peptidi dell’amaranto sono stati associati a un’attività inibitoria dell’ACE con effetto, pertanto, sull’ipertensione (gli inibitori dell’ACE sono, infatti, farmaci utilizzati nel trattamento dell’ipertensione); inoltre, sono anche stati identificati peptidi associati al controllo dei livelli di glucosio nel sangue. Questi peptidi sono rilasciati dagli enzimi presenti nello stomaco durante la digestione.
Esistono diversi metodi di attivazione dei peptidi bioattivi durante la lavorazione degli alimenti, quali l’idrolisi enzimatica o chimica e l’estrusione ad alta temperatura oltre al metodo attualmente utilizzato delle farine precotte.
I ricercatori concludono che l’amaranto è una coltura alternativa che possiede eccellenti proprietà nutrizionali e nutraceutiche; oltre al suo contenuto nutrizionale, la pianta è anche interessante dal punto di vista agricolo, grazie alla sua resistenza a condizioni climatiche estreme, quali la siccità.
Sono, comunque, necessarie ulteriori ricerche nella formulazione di alimenti funzionali per migliorare l’uso dei principi bioattivi ottenuti dalle proteine dell’amaranto.