Uno studio di Valter Longo, professore di biogerontologia alla USC Davis School of Gerontology e direttore dell’Istituto per la longevità USC in California, pubblicato su Cell Metabolism lo scorso 4 marzo, rivela che una dieta ricca di proteine durante la mezza età implica una probabilità quadrupla di morire di cancro rispetto a chi segue una dieta ipoproteica, rappresentando quindi un fattore di rischio di mortalità paragonabile al fumo.
Non solo un eccessivo consumo di proteine è collegato a un drammatico aumento della mortalità per cancro, ma le persone di mezza età che assumono troppe proteine di origine animale – tra cui carne, latte e formaggi – sono anche più suscettibili a morte precoce in generale, tanto che le probabilità di mortalità per qualsiasi causa entro il periodo di studio sono state quantificate nel 74% in più rispetto ai loro omologhi che seguivano una dieta ipoproteica. Essi, inoltre, sono di parecchie volte più esposti al rischio di morire di diabete.
La quantità di proteine che dovremmo assumere è stata a lungo un argomento controverso, anche a causa della popolarità delle diete iperproteiche come la Paleo e la Atkins, e prima di questo studio i ricercatori non avevano mai dimostrato una correlazione definitiva tra l’elevato consumo di proteine e il rischio di mortalità.
Piuttosto che considerare l’età adulta come una fase monolitica della vita, come hanno fatto altri ricercatori, questo studio considera come la biologia cambi con l’età, e come gli stili di vita seguiti nella mezza età possano condizionare la durata dell’esistenza.
In altre parole, ciò che fa bene in un’età può essere dannoso in un’altra. Le proteine controllano l’ormone della crescita IGF-I, che aiuta il nostro corpo a crescere ma che è anche stato collegato alla suscettibilità al cancro. I livelli di IGF-I crollano drasticamente dopo i 65 anni, comportando fragilità e perdita di massa muscolare. Dallo studio è quindi emerso che, mentre un alto apporto di proteine durante la mezza età è molto dannoso, è protettivo per gli anziani: gli over 65 che seguono una dieta ricca o moderata di proteine sono meno suscettibili alle malattie.
Quest’ultimo lavoro prende le mosse da una precedente ricerca di Longo sull’IGF-I, condotta anche su una coorte ecuadoriana che sembrava avere una scarsa suscettibilità al cancro o al diabete a causa di una mutazione genetica che abbassa i livelli di IGF -I, tanto che i membri del gruppo erano tutti di statura inferiore a 1,5 m.
La ricerca evidenzia che una dieta a basso contenuto proteico nella mezza età è utile per prevenire il cancro e la mortalità complessiva, attraverso un processo che coinvolge la regolazione dell’IGF-I ed eventualmente dei livelli di insulina. Tuttavia, i gerontologi dell’USC consigliano di non seguire una dieta ipoproteica in età più avanzata per consentire il mantenimento del peso forma e prevenire problemi di fragilità.
Fondamentalmente, i ricercatori hanno scoperto che le proteine di origine vegetale, come quelle dei legumi, non sembrano dare gli stessi effetti di mortalità delle proteine animali. Parimenti, la prevalenza del cancro e della morte non sembra essere correlata al controllo del consumo di carboidrati e grassi, suggerendo che le proteine animali sono il principale indiziato.
La maggioranza degli americani mangia circa il doppio di proteine di quanto dovrebbe, e bisognerebbe quindi ridurne il consumo, ma bisogna fare attenzione a non cadere nel rischio opposto, per evitare di incorrere molto rapidamente in problemi di malnutrizione.
I risultati di Longo vanno a sostegno delle raccomandazioni dei principali enti che si occupano di salute che prescrivono il consumo di circa 0,8 grammi di proteine per chilogrammo di peso corporeo al giorno nella mezza età. Ad esempio, una persona di circa 65 chili dovrebbe mangiare 45-50 grammi di proteine al giorno, con preferenza per quelle vegetali, come quelle derivate dai legumi.
I ricercatori definiscono iperproteica una dieta in cui almeno il 20% delle calorie deriva dalle proteine, sia animali che vegetali, mentre una dieta “moderata” comprende il 10-19% delle calorie da proteine, e una dieta ipoproteica ne deriva meno del 10%.
Anche quantità di proteine moderate hanno dimostrato di avere effetti negativi durante la mezza età. In tutti i 6.318 adulti di età superiore ai 50 anni considerati dallo studio, l’assunzione media di proteine era di circa il 16% delle calorie totali giornaliere, con circa i due terzi di proteine animali – corrispondente ai dati del consumo nazionale di proteine. Il campione di studio era rappresentativo per etnia, livello di istruzione e situazione di salute.
Secondo la ricerca chi ha consumato proteine in modo moderato durante la mezza età aveva ancora una probabilità di morire di cancro tre volte superiore a che seguiva una dieta ipoproteica e si è visto che, complessivamente, anche una piccola riduzione dell’assunzione di proteine, da moderata a scarsa, era in grado di ridurre la probabilità di morte precoce del 21%.
Per una porzione più piccola del campione scelta a caso – 2.253 persone – sono stati registrati direttamente i livelli di ormone della crescita IGF-I. I risultati mostrano che per ogni incremento di 10 ng/ mL di IGF-I aumentava del 9% la probabilità di morire di cancro per chi aveva una dieta iperproteica rispetto a quelli che ne seguivano una a basso contenuto, in linea con le ricerche passate che associavano i livelli di IGF -I al rischio di cancro.
I ricercatori hanno anche esteso le loro indagini alle diete ad alto contenuto proteico in relazione al rischio di mortalità, studiandone la causalità nei topi e nei modelli cellulari. In uno studio della durata di due mesi su livelli e progressione dei tumori tra i topi, è stata dimostrata un’incidenza del cancro inferiore ed una dimensione del tumore inferiore in media il 45% tra i topi con una dieta a basso contenuto proteico rispetto a quelli con una dieta ricca di proteine.
Il fatto è che a quasi tutti può capitare di sviluppare una cellula tumorale o cellule pre-cancerose a un certo punto della vita e, chiedendosi se progrediranno, si è scoperto che uno dei fattori più importanti nel determinarne l’evoluzione è l’assunzione di proteine.