È stato pubblicato il nuovo rapporto sulla situazione delle colture geneticamente modificate coltivate e commercializzate nel 2014 curato dall’ISAAA, l’ente internazionale per l’acquisizione delle domande di applicazioni biotecnologiche. Il documento (ISAAA Brief 49 – Global Status of Commercialized Biotech/GM Crops: 2014, a cura di Clive James) rivela che l’anno scorso è stato registrato un nuovo record, pari a 181,5 milioni di ettari coltivati a livello mondiale a OGM, con un incremento di oltre sei milioni di ettari dal 2013, mentre il numero dei Paesi che hanno scelto di coltivare colture geneticamente modificate è passato da 27 a 28 per l’aggiunta del Bangladesh, dove le 20 nazioni in via di sviluppo e le 8 industrializzate in cui si producono colture biotech rappresentano oltre il 60% della popolazione mondiale.
La superficie coltivata a OGM è enormemente cresciuta dal 1996 al 2014, con un incremento pari approssimativamente all’80% della superficie della Cina.
Dal 1996, sono più di 10 le colture alimentari e le fibre biotech autorizzate e commercializzate in tutto il mondo, fra cui figurano importanti materie prime come il mais, soia e cotone, frutta e verdura come papaya, melanzane e, più recentemente, le patate. I tratti biotecnologici introdotti in queste colture portano vantaggio sia ai consumatori che agli agricoltori, ad esempio attraverso la tolleranza alla siccità e agli erbicidi, la resistenza agli insetti e alle malattie o una migliore qualità nutrizionale e alimentare dei prodotti. Le colture biotech contribuiscono alla realizzazione di sistemi di produzione delle colture più sostenibili e a fornire risposte resilienti alle sfide del cambiamento climatico.
Secondo il rapporto ISAAA, gli Stati Uniti continuano ad essere i maggiori produttori di OGM, coltivati su una superficie di 73,1 milioni di ettari. Gli Usa risultano inoltre il Paese che ha registrato il maggiore incremento anno su anno (fino a 3 milioni di ettari, con un tasso di crescita del 4% rispetto al 2013), superando il Brasile, che aveva registrato il maggior incremento annuo negli ultimi cinque anni.
I vantaggi per i consumatori
La relazione sottolinea anche i vantaggi delle biotecnologie, tra cui la riduzione della povertà e della fame attraverso l’aumento in tutto il mondo del reddito dei piccoli agricoltori con scarse risorse. Gli ultimi dati provvisori globali per il periodo dal 1996 al 2013 indicano che le colture biotech hanno generato un aumento della produzione valutabile in 133 miliardi di dollari, e che nel periodo 1996-2012 hanno diminuito in modo significativo l’uso di pesticidi, corrispondente ad un risparmio di circa 500 milioni di kg di principio attivo. Nel solo 2013, la coltivazione di OGM ha ridotto le emissioni di biossido di carbonio equivalenti all’eliminazione di 12,4 milioni di automobili sulle strada per un anno.
Questi risultati sono coerenti con una rigorosa meta-analisi, condotta dagli economisti tedeschi Klümper e Qaim (2014), che ha concluso che nel ventennio dal 1995 al 2014 la tecnologia GM ha, in media, ridotto del 37% l’uso di pesticidi, aumentato le rese delle colture del 22% e i profitti degli agricoltori del 68%.
Per dare un’idea globale, il Bangladesh, uno dei Paesi più piccoli e più poveri del mondo, ha autorizzato nell’ottobre 2013 la coltivazione della melanzana Bt, con ricadute positive immediate in termini di aumento delle rese e drastica riduzione dell’uso di pesticidi.
In Africa, invece, a partire dal 2017, alcuni Paesi cominceranno a coltivare la prima varietà biotech tollerante alla siccità di mais, un alimento fondamentale da cui dipende la sopravvivenza di più di 300 milioni di poveri africani.
Per quanto riguarda i vantaggi per i consumatori, negli Stati Uniti, nel novembre del 2014 è stata concessa l’autorizzazione per la coltivazione della patata Innate che riduce la produzione di acrilamide, un potenziale cancerogeno, durante la cottura ad alte temperature. Inoltre, questa varietà GM diminuisce del 40% le perdite di prodotto dovute alla decolorazione dopo la pelatura e le macchie nere sui tuberi. Riguardo le patate, si lavora anche a varietà resistenti alla peronospora, malattie virali e alla dorifora.
La situazione nei vari Paesi
Considerando la distribuzione geografica delle colture GM in Asia, la Cina e l’India continuano a fare la parte del leone, attestandosi rispettivamente nel 2014 sui 3,9 e gli 11,6 milioni di ettari coltivati. In Cina vanno forte il cotone biotech e la papaia resistente ai virus, così come in India è molto diffusa la coltivazione di cotone Bt. Vietnam e Indonesia hanno autorizzato la coltivazione di OGM a partire da quest’anno, fra cui diversi ibridi di mais e la canna da zucchero tollerante alla siccità.
Continua la crescita anche in Africa e in America Latina. In particolare il Sud Africa si posiziona come il paese leader fra quelli in via di sviluppo africani, con 2,7 milioni di ettari coltivati a OGM nel 2014, mentre il Sudan ha aumentato la superficie coltivata a cotone Bt di circa il 50% nel 2014 e Camerun, Egitto, Ghana, Kenya, Malawi, Nigeria e Uganda hanno iniziato a condurre prove sul campo per colture destinate a sfamare i poveri, fra cui riso, mais, frumento, sorgo, banane, manioca e patate dolci.
In America Latina, il Brasile si è piazzato al secondo posto nel mondo, dietro solo agli Stati Uniti per le colture biotech seminate nel 2014, con 42,2 milioni di ettari (+5% rispetto al 2013).