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Andamento del comparto molitorio nel 2016

L’Associazione Industriali Mugnai d’Italia (Italmopa), in occasione dell’assemblea generale svoltasi a Napoli, ha divulgato i dati relativi all’andamento del comparto nell’anno 2016 che, nel complesso, risulta stabile. 

La crescita economica del nostro Paese è stata caratterizzata, nel 2016, da fragili segnali di ripresa, sebbene rimanga tendenzialmente anemica e trainata soprattutto dall’export. Il comparto alimentare, in linea con questa tendenza, ha chiuso l’anno con un fatturato di 132 miliardi e un export aumentato, in volume, del 3,6%.

Per quanto concerne in particolare il mercato interno, l’erosione dei consumi alimentari è apparsa particolarmente preoccupante nella sua continuità: il 2016 ha fatto registrare un nuovo calo in volume dello 0,3% della spesa delle famiglie, compensato marginalmente dai consumi extra-domestici. Il “food and beverage” continua, insomma, a rappresentare per le famiglie territorio quotidiano di risparmio.

 

Consumi 2016 

Anche il settore molitorio sembra confermare il trend complessivo del comparto alimentare. Secondo i dati ufficiali di Italmopa, l’utilizzazione di sfarinati di frumento tenero e di frumento duro, nel 2016, si sarebbe complessivamente attestata a 7.751.000 t con un incremento dello 0,7% rispetto al 2015 (7.703.000 t), quantitativo così suddiviso: 4.006.000 t per quanto concerne gli sfarinati di frumento tenero (-0,2% rispetto al 2015) e 3.745.000 t per quanto concerne gli sfarinati di frumento duro (+1,7% rispetto al 2015).

Un incremento marginale, derivante dall’andamento positivo delle esportazioni delle farine e delle semole ma anche dei prodotti da esse derivati (prodotti della panificazione, prodotti dolciari e della biscotteria da un lato, pasta alimentare dall’altro) che ha consentito di compensare il trend negativo dei consumi sul mercato interno.

 

Produzione e fatturato 2016 

Il volume complessivo dei prodotti dell’industria molitoria italiana (comprendente, oltre alle farine e alle semole, anche i sottoprodotti della macinazione del frumento, quale la crusca) si può valutare, nel 2016, in circa 11.031.000 t, con un incremento di circa 76.000 t rispetto ai livelli produttivi registrati nel 2015 (10.955.000 t).

Sulla base degli indicatori relativi alla produzione e ai prezzi delle diverse tipologie di sfarinati e dei sottoprodotti della macinazione, il fatturato dell’industria molitoria è stimato, nel 2016, in 3,483 miliardi di euro, in decremento di circa il 7,3% rispetto al 2015 (3,760 miliardi di euro), di cui 1,727 miliardi di euro (1,963 miliardi di euro nel 2015; -12,0%) nel comparto della trasformazione del frumento duro e 1,756 miliardi di euro (1,797 miliardi di euro nel 2015; -2,2%) nel comparto della trasformazione del frumento tenero.

La riduzione del fatturato dell’industria molitoria riflette in primis l’andamento negativo e generalizzato delle quotazioni dei vari prodotti della macinazione (farine, semole e crusche) quale conseguenza della contrazione del prezzo della materia prima frumento tenero e frumento duro.

 

Tipologie farine, semole e prodotti finiti

Per quanto concerne il comparto della macinazione del frumento tenero e della produzione delle farine di frumento tenero, colpisce in particolare la diminuzione del 2,6% della farina di frumento tenero per la produzione di “pane” e “sostituti del pane” (cracker, salatini, friselle, grissini, pan carré, pani croccanti, schiacciatine e taralli).

La riduzione dei consumi del solo prodotto “pane”, superiore al 3% anche nel 2016, appare certamente riconducibile alle reali esigenze domestiche quotidiane ovvero alla tendenza, favorita anche dalla crisi, a contenere gli sprechi. All’interno del comparto, la riduzione dei consumi ha riguardato in percentuale maggiore il pane fresco di produzione artigianale e il pane ottenuto da alcune tipologie di farine, quale ad esempio la farina 00, penalizzate da un’informazione giornalistica che, troppo spesso, tende a privilegiare infondati allarmismi non suffragati da dati scientifici inconfutabili. La riduzione complessiva del consumo del pane è stata solo minimamente compensata dall’incremento (+2,7%) dell’utilizzazione di sfarinati per la produzione di prodotti considerati “sostituti del pane”.

La riduzione, ormai strutturale, del consumo del pane, e pertanto dell’utilizzo di farine destinate alla panificazione, appare particolarmente preoccupante: i volumi globali si situano su livelli mai raggiunti nel passato e il consumo nazionale di pane si attesta ormai a meno di 43 kg pro capite, un livello largamente inferiore a quello che si riscontra negli altri principali Paesi comunitari (95 kg per la Romania, 81 kg per la Germania, 52 kg per la Polonia, 48 kg per la Spagna e il Regno Unito, 47 kg per la Francia).

Di contro, si è registrato un aumento del 2,8% circa dell’utilizzo di farine per la produzione di pizza. Di particolare rilevanza è il positivo andamento del consumo di pizza surgelata, pizzette e snack salati (retail e catering), che rappresentano il 20% circa del consumo nazionale, risultato in incremento ancora più marcato.

Per quanto concerne la farina destinata alla produzione – per consumo interno o export – di pasta fresca, all’uovo o farcita, si è registrato, nel 2016, un incremento valutabile in 4,9% circa, sia per via del buon andamento dei consumi interni, sia per un andamento positivo delle esportazioni.

Risulta positivo anche l’andamento dell’utilizzo di sfarinati di frumento tenero per la produzione di prodotti della biscotteria/lievitati/monodose da forno che ha registrato, nel 2016, un incremento del 2,4%, trainato dalle esportazioni di alcune tipologie di prodotti (in particolare prodotti dolciari), mentre risulta più limitata la performance, comunque positiva, dei consumi interni, grazie al buon andamento dei prodotti da ricorrenza (dolci natalizi e pasquali).

La farina di frumento tenero destinata ad uso domestico fa registrare, nel 2016, un leggero incremento, inferiore all’1%, rispetto al 2015, grazie in particolare a un’offerta che si sta sempre maggiormente diversificando per rispondere alle specifiche richieste e esigenze dei consumatori.

Per quanto concerne il comparto della macinazione del frumento duro e della produzione di semole di frumento duro, il livello di utilizzazione ha fatto registrare, nel 2016 e rispetto all’anno precedente, un incremento, valutabile in 1,3 punti percentuali, risultante dall’incremento delle esportazioni di pasta di grano duro, dopo la frenata registrata nel 2015, che ha più che compensato la nuova, ulteriore frenata dei consumi di pasta sul mercato interno.

 

I prodotti innovativi

Il 2016 ha ulteriormente rafforzato la richiesta – compresa, secondo la tipologia di prodotto, tra il 10 e il 30% – per prodotti innovativi, per prodotti considerati salutistici dai consumatori e per prodotti ottenuti con materie prime regionali o locali. L’offerta si rivolge essenzialmente al mercato nazionale. Tali prodotti non possono tuttavia più essere considerati di nicchia – quanto meno per quanto concerne alcuni comparti (bio, integrale e, parzialmente, free-from) – sia alla luce dei volumi commercializzati, sia per la percentuale che essi rappresentano nei fatturati dell’industria molitoria.

Di particolare rilevanza appare il crescente interesse dei consumatori per prodotti ottenuti con farine integrali, nei riguardi delle quali, così come per tutte le altre tipologie di farine, l’industria molitoria italiana vanta una particolare competenza ed esperienza.

 

 

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