B.H. Schwendel, T.J. Wester, P.C.H. Morel, M.H. Tavendale, C. Deadman, N.M. Shadbolt e D.E. Otter sono i ricercatori neozelandesi autori di un lavoro (Invited review: Organic and conventionally produced milk – An evaluation of factors influencing milk composition. Journal of Dairy Science, 2015; 98 (2): 721) che, passando in rassegna quasi 200 pubblicazioni, hanno cercato di capire se abbia basi scientifiche la convinzione dei consumatori che il latte vaccino biologico sia diverso da quello prodotto con sistemi convenzionali, e se tali differenze giustifichino il sovrapprezzo praticato su questi prodotti.
Dall’analisi bibliografica emerge che gli studi controllati finora condotti per appurare le differenze tra latte bio e tradizionale sono stati in gran parte ambigui, principalmente a causa della complessità del tema indagato e del numero di fattori e variabili che possono influenzare la composizione del latte. Secondo Matt Lucy, professore di Scienze Animali presso l’Università del Missouri e caporedattore del Journal of Dairy Science, questo studio rappresenta invece uno dei lavori più dettagliati fino ad oggi condotti sull’argomento.
Nel confronto della composizione del latte biologico e convenzionale (in particolare gli acidi grassi), gli studi precedenti hanno generalmente utilizzato latte bio prodotto da vacche allevate al pascolo e latte convenzionale prodotto da mucche alimentate a mangimi concentrati.
Secondo Don Otter, che ha coordinato lo studio, le differenze nella composizione del latte ossevate sono in realtà dovute alla diversa dieta seguita dalle mucche (ad esempio pascolo contro mangimi concentrati) piuttosto che ai sistemi di allevamento convenzionali o biologici.
Poiché sono molti i fattori che condizionano la composizione del latte, è difficile controllarli tutti in questo confronto. Secondo gli autori il termine “biologico”, applicato alla produzione di latte non è universale, e in larga misura è definito semplicemente da regolamenti che variano da un Paese all’altro. “Convenzionale” fondamentalmente è tutto ciò che non è “biologico”. Tuttavia, nella maggior parte del mondo, la produzione di latte convenzionale è associata al massiccio uso di cereali nell’alimentazione, la scelta di razze bovine che producono volumi elevati di latte e l’applicazione di grandi quantità di fertilizzanti (allevamento intensivo), mentre l’allevamento biologico è legato al pascolo e ad un’alimentazione a base di foraggio, minori quantità di fertilizzanti, all’uso di razze miste o minoritarie (allevamento a basso input). La maggior parte delle differenze di composizione riportate tra latte biologico e convenzionale deriva fondamentalmente da come le mucche sono alimentate e dalla razza, e non coinvolge un unico fattore di per sé biologico o convenzionale.
Pertanto, in termini di nutrienti, non esiste nessun tratto specifico che renda il latte biologico diverso da quello prodotto in modo convenzionale, una volta che si siano confrontati o regolati i diversi fattori che ne influenzano la produzione. Se esistono differenze a livello di genetica animale, condizioni di salute, razza, dieta, gestione degli allevamenti o ambiente, allora ce ne saranno anche nella composizione del latte prodotto.