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Andamento del comparto mangimistico italiano nel 2014

Assalzoo – Associazione Nazionale tra i Produttori di Alimenti Zootecnici – ha redatto e divulgato il suo Annuario 2015, dove vengono riportati i dati relativi all’andamento del settore mangimistico nell’anno 2014.
Secondo le stime – effettuate sulla base di un’indagine condotta tra le ditte associate, che rappresentano circa il 70% della produzione nazionale – nel 2014 la produzione italiana complessiva di alimenti completi e complementari ha registrato una leggera crescita pari al +0,3% rispetto all’anno precedente. La produzione complessiva dell’industria mangimistica italiana stimata passerebbe, pertanto, da 14.042.000 t del 2013 a 14.090.000 t nel 2014. 
La crescita, anche se lieve, consente di evidenziare le buone doti di tenuta del settore mangimistico che  pur scontando gli effetti prodotti dalla lunga crisi economica che ha investito, in particolare, il nostro Paese, determinando un calo generalizzato dei consumi anche alimentari, con ripercussioni inevitabili su tutta la filiera a monte – consente tuttavia alla produzione dell’industria mangimistica italiana di restare oltre la soglia dei 14 milioni di tonnellate che rappresentano, comunque, uno dei livelli più alti nella storia di questo settore.
della zootecnia. 
La produzione mangimistica, oltre a risentire delle vicende che riguardano in generale gli effetti di una crisi che si protrae oramai fin dal 2008, viene necessariamente influenzata anche dall’andamento delle consistenze degli animali allevati che, specie nel settore bovino da carne e in quello suino, hanno fatto segnare negli ultimi anni dei ridimensionamenti notevoli, con inevitabile minore impiego di alimenti destinati a questo tipo di animali. 
Da notare inoltre che alcuni effetti sulla produzione mangimistica sono determinati anche dall’andamento del mercato delle materie prime che, in questi ultimi anni, risulta caratterizzato da una forte volatilità, con oscillazioni dei prezzi anche di notevole entità, e che nel 2014 ha registrato una progressiva riduzione delle quotazioni delle principali materie prime per l’alimentazione animale. In particolare: 
–  per i cereali si è registrato nella media dell’anno un calo sensibile (in media tra il 15% e il 16%); 
–  analogo andamento ha riguardato, come logico, anche i derivati dei cereali (crusche, farine, ecc.) con riduzioni anche del 20% come nel caso delle crusche;
–  in riduzione i prezzi delle materie prime proteiche, con un -6% in media d’anno per la farina di soia, -16% per quella di girasole e fino al 20% in meno per le farine di erba medica, mentre restano sostanzialmente stabili (-1%) le farine di pesce. 
Altro elemento che pesa sul settore mangimistico è quello legato al permanere di forti difficoltà degli allevatori e in generale di quasi tutti gli operatori del settore della zootecnia, sui quali pesa una forte crisi di liquidità, accentuata dal perdurare di una serie di veri e propri ostacoli che impediscono di dare ossigeno alle aziende: resta difficilissimo l’accesso al credito; la forte incidenza sul bilancio delle aziende dei costi di lavoro, energia, trasporti, e una fortissima incidenza del fisco e dei costi della burocrazia, che rappresentano un ostacolo alla ripresa economica e impediscono alle aziende di fare quegli investimenti necessari allo sviluppo e a mantenere un congruo livello di competitività. 
Per quanto attiene le previsioni sulla produzione mangimistica del 2015 gli indicatori dei primi mesi dell’anno mostrano un lieve incremento della produzione.

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