Come più volte ribadito anche in queste pagine, l’obesità è un problema che colpisce più del 40% degli adulti statunitensi e il 13% della popolazione globale. I trattamenti, tra cui dieta, esercizio fisico, chirurgia e farmacoterapie, non sono finora riusciti a invertirne l’incidenza.
Nello studio pubblicato sulla rivista Nature Communications, ricercatori statunitensi hanno affrontato l’obesità con un approccio farmaco-terapeutico che riduce l’efficienza calorica attraverso una proteina disaccoppiante mitocondriale. È stato dimostrato, infatti, che la proteina disaccoppiante mitocondriale BAM15, biodisponibile per via orale, è in grado di aumentare l’ossidazione dei nutrienti e diminuire la massa grassa corporea, senza alterare assunzione di cibo, massa magra e temperatura corporea o marcatori biochimici ed ematologici di tossicità. Tale proteina, inoltre, diminuisce il grasso epatico e i lipidi infiammatori e ha potenti effetti antiossidanti, così come gli studi sul “clamp” iperinsulinemico-euglicemico hanno dimostrato che essa migliora la sensibilità all’insulina in diversi tipi di tessuto.
Nel complesso, questi dati dimostrano che la proteina disaccoppiante BAM15 ha effetti antiobesità e sensibilizzanti all’insulina, senza compromettere la massa magra o influenzare l’assunzione di cibo e potrebbe essere un futuro trattamento e un aiuto nella prevenzione della steatoepatite non alcolica (NASH), un tipo di malattia del fegato caratterizzata da infiammazione e accumulo di grasso nel fegato.