I consumatori inglesi pensano che le informazioni che ricevono su dieta e salute siano confuse e sono più propensi a credere a Internet piuttosto che a un dietologo.
In un sondaggio condotto su 2.000 consumatori in Gran Bretagna, Stati Uniti, Spagna e Australia da New Nutrition Business, il 79% degli intervistati ha risposto che i messaggi riguardanti salute, alimentazione e nutrizione sono poco chiari. A causa della variabilità dei consigli dietetici, c’è confusione su quali alimenti siano salutistici e quali no. Per i consumatori inglesi, gli alimenti per i quali si sentono maggiormente confusi sono il latte e suoi derivati, le uova e il burro.
Spesso online si trovano consigli contradditori e i consumatori sono portati a scegliere il modello dietetico che ritengono più adatto per loro e creano un proprio stile alimentare.
Un altro fattore che contribuisce ad alimentare la confusione è la perdita di fiducia nelle linee guida ufficiali. Decidendo cosa sia salutistico, il 34% dei consumatori inglesi si fida delle fonti online, quali i blog, piuttosto che rivolgersi a dietologi o nutrizionisti. Infatti, solo il 14% degli intervistati ha dichiarato di chiedere un consiglio a uno specialista. Per esempio, in Spagna il 46% dei consumatori cerca online le informazioni sulla salute.
Su una cosa la maggior parte degli intervistati è d’accordo, cioè sul fatto che dovrebbe diminuire il consumo di zucchero: in Gran Bretagna, l’86% dei consumatori crede che lo zucchero faccia male alla salute e l’89% vorrebbe ridurne il consumo giornaliero. L’idea che lo zucchero sia un nemico della salute è diventata così forte che alcuni consumatori evitano gli alimenti ritenuti fonti di zuccheri nascosti quali, per esempio, i succhi di frutta. Allo stesso tempo, le opinioni di alcuni consumatori su zucchero e salute si rifanno direttamente a quanto afferma la scienza della nutrizione; il 50% degli intervistati pensa che lo zucchero non raffinato sia più salutistico di quello raffinato. Queste convinzioni contrastanti riguardo lo zucchero riflettono l’incertezza generale dei consumatori su cosa sia salutistico.