Su The American Journal of Clinical Nutrition (vol. 108, n. 1, pagg. 188-200, 2018) sono stati pubblicati i risultati di uno studio condotto da ricercatori dell’USDA in collaborazione con il laboratorio di nutrizione e genomica della Tufts University di Boston sulla correlazione obesità e genetica che può essere modificata con la dieta.
Il gene APOA2 codifica una proteina parte di una lipoproteina ad alta densità (colesterolo HDL) e può portare a un maggior indice di massa corporea (BMI) in quanto la sua attività può essere modificata da fattori ambientali, quali l’assunzione dietetica e le abitudini alimentari. Questo studio è il primo ad aver evidenziato che alcuni marcatori epigenetici sono spesso associati a un aumento dell’appetito che porta a un maggior consumo di alimenti e a un aumento di BMI.
Il gruppo di ricerca ha coinvolto 80 individui e ha trovato che con una dieta ricca di grassi saturi era più forte un marcatore epigenetico vicino al gene APOA2 in grado di modificare l’attività del gene stesso.
L’obesità non dipende semplicemente dall’assunzione di cibo, ma è il risultato della concomitanza di fattori genetici e ambientali. In studi precedenti, il gruppo di ricercatori aveva trovato un’interazione tra grasso assunto con la dieta e una variante genetica dell’APOA2 che influiva sul peso corporeo; in particolare, un maggior consumo di grassi saturi era stato associato a un aumento di peso negli individui che avevano questo fattore genetico.
Lo studio attuale ha identificato i processi biochimici, fisiologici e genetici coinvolti in questa comune interazione gene-dieta. I risultati possono essere tenuti in considerazione per le future raccomandazioni dietetiche.