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L’indice FAO dei prezzi mostra segni di stabilizzazione dopo il calo estivo

Produzione e stock mondiale di cereali verso livelli record, in crescita i prezzi dello zucchero e dell’olio di palma

L’indice mensile dei prezzi alimentari della FAO è rimasto stabile ad ottobre, mentre i prezzi dello zucchero e dell’olio vegetale sono aumentati contrastando il declino dei prezzi dei latticini e della carne. L’Indice dei Prezzi Alimentari è sceso a 192.3 punti, tecnicamente il suo settimo declino mensile consecutivo, ma con un calo marginale dello 0.2% dal livello rivisto di Settembre. L’attuale leggero declino dell’indice “è un’ottima notizia per i paesi importatori di cibo” ha sottolineato l’economista senior della FAO, Concepcioón Calpe in un’intervista. L’inversione di tendenza coincide con l’aumento delle previsioni FAO sulla produzione record del grano per questa stagione.
I prezzi dei latticini sono scesi dell’1.9%, poiché i prezzi del burro e della polvere di latte sono diminuiti in concomitanza di un aumento produttivo in Europa, dove molti produttori sono alle prese con il bando della Russia sulle importazioni di formaggio. Il sotto-indice per i prodotti caseari è sceso a 184.3, 3.5 punti in meno rispetto a Settembre e 66.8 punti, ovvero il 26.6%, in meno rispetto ad Ottobre 2013.
Anche i prezzi della carne sono scesi diffusamente, grazie alla ripresa della produzione della carne suina in molti paesi colpiti dalla diarrea epidemica suina e all’aumento delle mandrie di bovini in Australia, che ha fatto scendere i prezzi del manzo. L’Indice FAO dei Prezzi della Carne è sceso dell’1.1%, ovvero di 2.3 punti, da Settembre, per arrivare al livello di 208.9, ancora oltre il 10% sopra il suo livello di un anno prima.
L’Indice dei Prezzi dei Cereali, che era calato drasticamente nel corso dell’estate con la produzione mondiale di grano e mais stimata raggiungere livelli record, è stato largamente stabile a 178.4 punti in Ottobre, poiché i ritardi nel raccolto del mais negli Stati Uniti e le previsioni al ribasso per i raccolti di grano in Australia hanno portato a prezzi più stabili. I prezzi del riso invece sono scesi, con l’arrivo sui mercati di nuova offerta frutto degli ultimi raccolti. Il sub-indice per i cereali è ora più basso del 9.3%, ovvero di 18.2 punti, rispetto ad un anno fa.
Nell’insieme, l’Indice dei Prezzi Alimentari è a sui livelli più bassi dall’Agosto 2010.

La siccità fa aumentare i prezzi dello zucchero, la produzione dell’olio di palma rallenta 
L’Indice FAO dei Prezzi Alimentari è un indice ponderato su base commerciale basato sulle medie degli indici dei prezzi di cinque commodities alimentari: cereali, carne, prodotti caseari, oli vegetali e zucchero.
L’Indice dei prezzi dello zucchero è salito a 273.6 punti, un brusco aumento del 4.2% rispetto al mese prima, dovuto in gran misura alla siccità in alcune parti del Brasile che ha portato a rivedere al ribasso le stime sulla produzione di canna da zucchero. Nonostante gli aumenti dell’ultimo mese, i prezzi internazionali dello zucchero rimangono di oltre il 10% inferiori al livello dell’ Ottobre 2013.
Il sotto-indice per gli oli vegetali è cresciutoper la prima volta da Marzo, stabilendosi a 163.7 punti in Ottobre, l’1.0%, ovvero 1.6 punti, in più rispetto a Settembre. Il rallentamento della produzione dell’olio di palma in Malesia e in Indonesia, unito alla ripresa della domanda mondiale di importazioni, ha sostenuto la crescita. I prezzi dell’olio di soia sono diminuiti a causa delle buone previsioni sui raccolti in Nord America, mentre i prezzi dell’olio di semi di girasole sono aumentati per via della produzione inferiore alle attese nella regione del Mar Nero. L’indice per gli oli è diminuito del 12.9% rispetto ad Ottobre 2013.

Le previsioni sulla produzione cerealicola per il 2014 sono al ribasso, nonostante i raccolti record di mais e grano 
Intanto il Bollettino mensile della FAO sull’Offerta e la Domanda di Cereali ha rivisto al ribasso le previsioni dell’Organizzazione sulla produzione cerealicola mondiale per il 2014 di circa un milione di tonnellate. A 2.5 miliardi di tonnellate, il dato sulla produzione totale annuale sarebbe inferiore di 3.7 milioni di tonnellate rispetto al livello record del 2013.
La revisione delle stime al ribasso riflette le previsioni più pessimistiche sulla produzione di mais in Cina, sebbene la produzione globale di mais sia ancora prevista raggiungere un nuovo record di 1.01 miliardi di tonnellate grazie ai raccolti eccezionali in Unione Europea e Stati Uniti.
Intanto le stime sulla produzione mondiale di grano sono state riviste al rialzo, poichè la produzione in Ucraina sembra sarà maggiore di quanto precedentemente previsto. La produzione di grano di questa stagione è ora prevista raggiungere il record dell’anno scorso con un totale di 722.6 milioni di tonnellate. 
Per quanto riguarda il riso, la previsione per la produzione mondiale rimane di 496.3 milioni di tonnellate in termini di riso lavorato. Ciò significherebbe lo 0.3% in meno rispetto al 2013, e sarebbe la prima diminuzione dal 2009.
Le scorte globali di tutti i principali cereali restano tali da poter raggiungere il livello più alto in 15 anni, sebbene la stima sia stata rivista al ribasso di 2.7 milioni di tonnellate dalle previsioni di Ottobre, a 624.7 milioni di tonnellate. Questo rappresenterebbe un aumento dell’8% rispetto ai loro livelli all’inizio della stagione 2014-15, e farebbe crescere il rapporto tra stock totali e consumo globale di cereali del 25.1%, al livello più alto in 12 anni.
Le scorte di grano sono stimate crescere del 9.3% quest’anno mentre quelle di riso sono previste diminuire del 2.0%, riflettendo le previsioni di riduzione delle scorte specialmente in importanti paesi esportatori come l’India e la Tailandia.
Il bollettino della FAO di Novembre osserva anche che l’utilizzo globale di cereali per il consumo umano diretto è destinato ad aumentare dello 0.9% – in linea con la popolazione mondiale, lasciando stabile il consumo pro-capite – mentre l’utilizzo per il nutrimento del bestiame è previsto crescere del 2.6%. Tale crescita è in parte dovuta alla presenza nei mercati di grosse quantità di grano di bassa qualità che viene usato come mangime.

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