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Una panoramica sul mercato delle bioplastiche

 

IDTechEX ha pubblicato un’indagine di mercato che illustra tecnologie, mercato, attori e previsioni del settore internazionale delle bioplastiche dal 2023 al 2033.

L’analisi, che prende in considerazione PLA, PET, PEF biobased, poliesteri, poliolefine, poliammidi, poliuretani, PHA e polisaccaridi, per packaging, automotive, tessile, agricoltura, beni di consumo e altre applicazioni nell’economia circolare, sottolinea come i produttori di bioplastiche stiano aumentando rapidamente la produzione che, secondo le previsioni, dovrebbe crescere ad un tasso CAGR del 10,1% nei prossimi dieci anni. Fra i fattori che promuovono questo incremento, c’è la spinta dei proprietari di marchi alla ricerca di soluzioni in grado di ridurre le emissioni di carbonio, soddisfare la domanda di sostenibilità dei consumatori e rispettare le leggi sul divieto di plastiche di origine fossile monouso.

Il rapporto IDTechEx esplora i driver della crescita del mercato delle bioplastiche, analizza le tecnologie chiave ed emergenti, esamina le opzioni di fine vita, discute le applicazioni e fornisce le previsioni di crescita future.

 

La domanda di plastica è in crescita

La domanda di plastica continua a crescere nonostante l’evidenza dei problemi ambientali che produce, tanto che il consumo dovrebbe raddoppiare entro il 2050. Per combatterne l’impatto sull’ambiente e sui cambiamenti climatici, il settore sta passando a un’economia circolare. Tuttavia, anche se tutta la plastica prodotta ogni anno fosse completamente riciclata, ci sarebbe comunque bisogno di materie prime vergini per soddisfare il crescente consumo. Ed è qui che entrano in gioco le bioplastiche da materie prime rinnovabili che, data l’origine biologica, hanno un’impronta carbonica inferiore e rappresentano un’alternativa sostenibile alle plastiche tradizionali a base fossile.

 

Risalire dal baratro

La storia dell’industria delle bioplastiche è iniziata decenni fa, ma negli anni 2010 ha vissuto una grave crisi innescata da una serie di fallimenti e dalle difficoltà incontrate nel passaggio della produzione su scala commerciale, oltre che dall’elevato costo rispetto alle plastiche fossili. Negli ultimi anni la crescente attenzione al tema della sostenibilità ambientale ha rivitalizzato il comparto, sostenuto anche dal divieto per legge dell’uso di plastiche fossili monouso. A stimolare la crescita hanno provveduto anche gli esiti della conferenza internazionale sul clima COP26 e il rapporto IPCC del Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico.

Molte aziende stanno iniziando a superare il collo di bottiglia della scala commerciale e, grazie allo sviluppo tecnologico, le bioplastiche vengono prodotte a costi inferiori. Inoltre, i consumatori ora sono più disposti a pagare un sovrapprezzo per le bioplastiche sostenibili. Nel complesso, questi fattori stanno portando le bioplastiche ad essere più convenienti e competitive rispetto alle plastiche convenzionali, anche grazie al recente aumento dei prezzi del greggio Brent, che rende le bioplastiche un’alternativa più interessante.

 

Plastiche drop-in

A facilitare la sostituzione delle plastiche fossili con quelle di origine biologica sono i materiali drop-in, vale a dire bioplastiche chimicamente identiche alle corrispettive plastiche convenzionali, però prodotte da fonti rinnovabili anziché dal petrolio. Esse hanno le stesse caratteristiche funzionali delle controparti di origine fossile, possono essere realizzate con i processi convenzionali ed essere avviate ai canali di riciclaggio, non essendo compostabili, per cui possono sostituire immediatamente le plastiche tradizionali.

 

mercato bioplastiche 2

 

Sfide per le bioplastiche

Per essere veramente sostenibili ed entrare nell’economia circolare, le bioplastiche devono essere progettate in funzione dei trattamenti a fine vita. Ad esempio, il PLA, il materiale plastico a base biologica al 100% più ampiamente prodotto, può essere compostato industrialmente, ma il compost che ne deriva non viene valorizzato, e questo ne limita la richiesta. Inoltre, il riciclaggio del PLA, a differenza del PET biobased, richiede un’infrastruttura dedicata, poco comune e molto costosa da adottare, per cui la maggior parte del PLA è mal gestita o finisce in discarica. 

I tipi di plastica più diffusi nel mondo, PP e PE, non dispongono ancora di opzioni  convincenti fra le bioplastiche. La bionafta viene utilizzata per produrre PP e PPE biobased, ma la sua sintesi a partire da bioalcoli ossigenati è inefficiente (a causa dell’ossigeno di scarto nel processo), oltre a mettere in competizione i produttori di sostanze chimiche per le materie prime con quelli di biocarburanti e bioenergie. D’altra parte, la bio-nafta può essere ricavata da oli vegetali, anche se queste materie prime risentono delle fluttuazioni dei prezzi dovute all’instabilità geopolitica. 

I tipi di bioplastica più recenti, ancora in fase di sperimentazione o prodotti su scala pilota, mostrano proprietà promettenti, ma sono necessari ulteriori ricerche. Tuttavia, bisogna ancora sviluppare una gamma significativa di applicazioni, fondamentali per fare crescere la domanda. Per questo è importante che le aziende che operano in questi segmenti del mercato stringano partnership con proprietari di marchi e formulatori per espandere il portafoglio di applicazioni.

www.idtechex.com

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