Le nanoparticelle stanno diventando ubiquitarie nelle confezioni alimentari e nei prodotti per l’igiene personale oltre a essere anche aggiunti direttamente agli alimenti. Ma gli effetti sulla salute e sull’ambiente di questi additivi rimangono largamente sconosciuti. Un nuovo studio suggerisce che i nanomateriali contenuti negli alimenti e nelle bevande potrebbero interferire con le cellule dell’apparato digerente e portare al rilascio di sostanze potenzialmente dannose all’ambiente (ACS Sustainable Chemistry & Engineering, 2014, 2 (7), pagg. 1616-1624).
Ricercatori dell’Università dell’Arizona, USA, fanno notare che i produttori di alimenti e bevande utilizzano le nanoparticelle dentro o sui loro prodotti per molte ragioni. Nelle confezioni, possono fornire resistenza, controllare lo scambio gassoso e fare da barriera contro microbi indesiderati. Come additivi negli alimenti e nelle bevande, possono prevenire la formazione di agglomerati, trasportare nutrienti e impedire la crescita batterica. Ma, aumentando l’uso delle nanoparticelle, diventa maggiore la probabilità che i consumatori assorbano alcuni di questi materiali attraverso la pelle, li inalino e li ingeriscano. Ciò che non è digerito passa, attraverso urina e feci, nei sistemi di scarico.
I primi studi sui nanomateriali suggeriscono che questi potrebbero essere dannosi e i ricercatori americani hanno testato in laboratorio gli effetti di 8 bevande commerciali contenenti nano-metalli o particelle simili ai metalli su cellule intestinali umane. Le bevande hanno modificato la normale organizzazione e diminuito il numero dei microvilli. Negli esseri umani, se si presenta questo effetto quando le bevande attraversano il tratto gastrointestinale, si potrebbe avere una digestione incompleta o diarrea. L’analisi dei rifiuti contenenti queste particelle suggerisce che molti di questi materiali stanno affiorando nelle acque superficiali e potrebbero causare problemi per la salute degli esseri viventi acquatici.