Il 18 gennaio 2017 è stata una giornata importante per Ocrim, storica azienda di Cremona che costruisce impianti molitori in tutto il mondo, e Kalizea, società appartenente al gruppo Vivescia. Vincent Jacquot – Chief Executive Officer di Kalizea – e Giovanni Gualtieri – Procurement Director di Vivescia Group – si sono recati presso la sede di Ocrim per firmare un contratto per l’acquisizione di una fornitura di un impianto mais per la produzione di gritz.
Vivescia è una delle più importanti industrie agroalimentari al mondo. Il gruppo si occupa della gestione dell’intera filiera e quindi del prodotto a partire dalle coltivazioni, fino al suo arrivo sulla tavola del consumatore.
Kalizea si occupa del processo di lavorazione della materia prima, il mais. L’azienda si è affermata da tempo sul mercato agroalimentare mondiale grazie alla sua ambizione di concepire, sviluppare e realizzare specifici ingredienti attraverso una tipologia di lavorazione del mais basata su una tecnologia innovativa.
Ocrim, la cui visione avveniristica è nota e testimoniata in tutto il mondo, è stata considerata da Kalizea il partner ideale per questa nuova avventura. Anche la riconosciuta esperienza e storicità di Ocrim hanno avuto un ruolo importante in questa scelta. Ancora una volta, quindi, il binomio avanguardia/tradizione ha dato i propri frutti, frutti che hanno visto la nascita di una «Strategic Technology Partnership tra Ocrim e Kalizea» usando le parole di Vincent Jacquot, che definisce Ocrim «un importante veicolo per rinforzare il ruolo di Kalizea (e Vivescia in generale) nel settore dell’agribusiness, grazie alla sua storica esperienza e competenza nel settore molitorio».
Le due aziende hanno stretto, per la prima volta, un accordo che può essere considerato storico, in quanto rappresenta un’apertura e un’opportunità per l’economia internazionale. Alberto Antolini, CEO di Ocrim, afferma di sentirsi «onorato per questo nuovo patto con Kalizea, in quanto il futuro tra le due parti consiste in un business fondato non solo su una coscienza professionale, ma anche su un rapporto umano basato su un sano confronto e reciproca disponibilità».