Il consumo di succhi nel Nord America corrisponde a più di un terzo dei volumi globali. Ma, il mercato sta perdendo quote nei confronti dei soft drink, secondo quanto affermato dagli esperti della Canadean. Oggi, la categoria dei succhi è ben al di sotto dei valori di dieci anni fa e il consumo pro capite è in continua contrazione: una decina di anni fa i volumi superavano facilmente i dieci miliardi di litri, ma adesso stentano a mantenere il livello degli otto miliardi di litri.
I succhi, da un lato rispondono alle crescenti necessità salutistiche e nutrizionali, ma nello stesso tempo i consumatori sono preoccupati per le calorie e il contenuto di zucchero e spesso sono perplessi sull’acidità del prodotto. Inoltre, il segmento dei succhi deve affrontare il tema delle forniture fluttuanti del concentrato e dell’aumento dei prezzi che accrescono l’interesse per i nettari e le altre bevande più economiche.
Nell’America del nord più della metà dei volumi dei succhi continua a essere refrigerato, anche se è registrata una flessione. I prodotti refrigerati sono spesso percepiti come bevande di qualità migliore, ma anche con un prezzo maggiore. Questo ha avuto un impatto sfavorevole nei periodi economici meno floridi e ha permesso ai succhi conservati a temperatura ambiente di guadagnare qualche punto.
Alcuni consumatori stanno passando dai succhi monogusto più costosi alle miscele a più basso costo. Secondo la Canadean, l’arancia, seguita dalla mela, rimane comunque tra le scelte più popolari nella regione.
I prodotti a marchio privato hanno attirato maggior attenzione, soprattutto a causa dei limitati budget familiari. Sono stati considerati di qualità inferiore, ma ora i principali retailer sono in grado di offrire gusti diversi, quali “appena spremuto” o “ricco in fibre”, e prodotti biologici presentai in cartoni e bottiglie accattivanti.
Negli anni recenti la categoria dei succhi di frutta ha sofferto nell’America del Nord, da un lato per un minor consumo da parte delle persone, e dall’altro per una riduzione negli investimenti, entrambi dovuti alla recessione globale e, secondo la Canadean, le prospettive per il mercato non sembrano essere promettenti.